La storia della bici da corsa ad Ortovero risale a circa un secolo fa, all'inizio del '900. Il primo a possederla, fra i nati ancora nell'Ottocento, è Basso Santino (Santin du Zembettu), figura storica: già marinaio, fisico eccezionale che gli consentì di raggiungere una "gagliarda" vecchiaia, coltivata a fiaschi di vino, fumate e "ciccate" di sigaro toscano e dure giornate di "magaglio" e zappa a rivoltare terreni altrui. Altri possessori precoci: Ferrari Giuseppe (Pin du Luettu), Turin du Paella, emigrato poi in America, Gaggino Domenico (u Gaggin) e Geddo Domenico (Meghin du Braxin). Con i nati nel nuovo secolo, il Novecento, inizia la cronaca del ciclismo competitivo, oltreché turistico. Negli anni venti scelgono la bici Gerbi Capello Natale (Natalin du panissà, oggi preziosa fonte e lucida memoria storica) e Ferrua Francesco Goffredo detto "Gerbi" (e questo soprannome la dice tutta) (v. foto). Nella seconda foto compare con Bonifazio Angelo (Angiulin du Cì), e la sua Legnano, maglietta compresa: siamo ad Albenga, tra via Genova e porta Molino, e sullo sfondo compare la pompa della benzina.Bonifazio Pietro (Piccarelli), coi soldi guadagnati da valido muratore, pretese dal padre l'acquisto di una Bianchi. Altri giovani acquistano la bici e partecipano alle gare locali: Colombo Ottavio "du Caifa", Bonifazio Gerolamo, Capello Silvestro, Ferrari Domenico, "Meghin du luettu", forse il più valido, Barbaria Luigi, "u Tamagnu", Barbaria Cosimo "du bancaà, Geddo Adolfo, "Dulfu", fratello di Michele, poi emigrato; a Pogli Vignola Bartolomeo, "Bertulittu". Altri, come Vignola Salvatore e Casa Alfredo,acquistano la bici da corsa, ma soprattutto per recarsi al lavoro di muratore nei paesi vicini. Altri ancora, tra i quali citiamo Bonifazio Pasquale "Genin", Ferrari Filippo, "Felippin du coccu" e Porcella Carlo, "Carlin u sartu", la usano per diletto, ma non gareggiano.
Alla domenica partecipano al raduno con quelli di Ortovero anche giovani ciclisti di Onzo e Marmoreo. Nel frattempo Pederzoli Natale, valente meccanico, per incompatibilità col fascismo appena nato, lascia la fabbrica in Lombardia e si stabilisce ad Ortovero, dove apre un'officina di riparazioni varie e diventa promotore della bici "Ingaunia", robusta e fatta per durare. La suddetta viene assemblata e commercializzata dai fratelli Strizioli: mentre Cinzio agisce in veste di proprietario-dirigente, Lelio, ottimo sprinter alla Cipollini, fonda la squadra ciclistica omonima, colori giallo oro e scritta blu. Allenatore responsabile è il maggiore dei bersaglieri Viziano di Albenga, grande appassionato di sport, atletica in particolare (anche in questo campo emerge qualche ortoverese). In allenamento, per migliorare le prestazioni di Lelio Strizioli in salita, lo zavorra con mattoni pieni, sistemati al posto delle borracce. I risultati sono scarsi: Lelio è e resta il re della volata, tanto che si porta appresso dei volantini, dove preannuncia la sua vittoria in quella data corsa e, quando sente di averla in pugno, li lancia sugli spettatori assiepati lungo il percorso. Il maggiore Viziano suggerisce ai corridori di sottoscrivere la "tessera del fascio", che garantisce una assicurazione per i partecipanti alle gare. E veniamo a queste: si può dire che ogni domenica c'é un raduno con gara: Albenga, Ortovero, Villanova, Bastia, Zuccarello, Pieve di Teco, Casanova Lerrone, Marmoreo, circuito di Alassio, ecc. ed il signor Bottelli di Alassio, grande appassionato, colleziona gli articoli riguardanti le corse locali.
Se poi non vi sono gare nei dintorni, ci si trova al mattino in piazza, anche una trentina, e si parte per il giro di Oneglia, passando dal colle di S. Bartolomeo. Proprio come oggi, a parte la mancanza dell'asfalto e di qualche moderno surrogato. Ma sappiamo di qualcuno che insiste coi fichi secchi, procedendo nelle retrovie, ma non certo per colpa di quei fichi benedetti!
Pedalando pedalando, in tempo di guerra la bicicletta ha permesso collegamenti, rifornimenti, contatti con Albenga e vallate, ovviamente muniti del lasciapassare tedesco, da esibire al posto di blocco a Coasco. Ma la fine del conflitto scioglie i lacci e stimola il desiderio di muoversi liberamente in bicicletta e riprendono le gare, a livello locale e nazionale.
Classico per noi il circuito dell’Abissinia nel pomeriggio di Pasquetta: i ragazzi in pantaloncini corti ed i grandi vestiti a festa, si va tutti a Bastia, distribuiti nelle curve del percorso o sul traguardo.
Dal 1952 al ’56 abbiamo finalmente un corridore di Ortovero, vigoroso passista in pianura, dalla grande passione: è Giacomo Gaggino, che prende le corse, come la vita, di petto, a modo suo. Non ci ha dato vittorie, ma tanto entusiasmo e simpatia. Spiace non aver trovato almeno una foto del possente e generoso “Giacumin du Gaggin”, che ha gareggiato anche a Genova con la società Papini e per la Roveraro di Borghetto S. Spirito. Si allenava anche coi fratelli Rossello di Albisola, “gregari di lusso” di Fausto Coppi. Giacumin, pur continuando a pedalare, smette di correre, ma il grande stuolo di tifosi creatosi ad Ortovero trova un nuovo idolo in Berto Bonifazio (vedi foto sotto), classe 1939, che dal ’57 al ’59 ci regala, tra gli allievi e i dilettanti, ben 12 vittorie, numerosi piazzamenti, la partecipazione al campionato italiano allievi disputato nel ’57 a Biella, preceduto da tre giorni di allenamento sul posto, in albergo col telefono sul comodino! Scelto per la selezione alla preolimpica del 1960 a Riva del Garda, la sua Società preferisce farlo gareggiare e vincere nelle gare del Ponente.
Nel ’58 a Bastia, primo e solitario a 300 metri dal traguardo, cade. A Caramagna si corre per il Trofeo in tre prove. Vince la prima gara, davanti a Pesce. Nella seconda Pesce è in fuga e Berto insegue tallonato da Anselmo (oggi titolare della bici omonima), che non dà il cambio, perché compagno di squadra di Pesce che va a vincere: confesso che tra Chiusavecchia e Pontedassio con Nello “du Crovu” e la sua topolino cerchiamo di inserirci tra i due, ripetutamente; la manovra non riesce e per fortuna non procuriamo danni. Comunque Berto batte in volata Anselmo ed è secondo.
La terza prova, valida per l’assegnazione del trofeo tra Berto e Pesce, trova il nostro impegnato a Biella nel campionato italiano allievi.
Ricordo anche la corriera di tifosi ortoveresi il giorno di S. Anna verso Coldirodi, sopra Sanremo. L’autista chiede dov’è la strada per Coldirodi ad un sanremese, che risponde: “Ah, Montelepre!”. Erano ancora freschi i ricordi del bandito Giuliano, e per la gente del Nord quelli venuti dal Sud erano tutti siciliani, anche se in realtà si trattava di abruzzesi, i primi arrivati a coltivare i fiori.
Si trattava di un circuito a punti, con una volata ogni cinque giri di un percorso triangolare, col lato breve in salita, una curva a gomito, strada stretta stipata di spettatori urlanti e le transenne erano ancora da venire!
Primo classificato Berto, che batte più volte nelle volate a punti il rivale Anselmo: entusiasmo alle stelle! Da dilettante partecipa al Trofeo Strazzi nel ’59, vince a Diano Castello nel ’58
Eccezionale la foto di Berto vincente con l’esplosione di gioia del tifoso avvocato Gazzano sulla destra: pare proprio di vedere lo stesso entusiasmo degli amici tifosi Giancarlo, “Delmo”, Mario, “Tavio”, Ugo e tanti altri che ci hanno lasciato e che la foto di gruppo ci fa ricordare, assieme agli amici che vi si riconoscono. Grazie Berto, per le foto, i ricordi che sembrano filmati e la compostezza senza età.
by Giacomo (Giacumin du Cí)